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«Rispetto e amore» per condannare gli orrori del femminicidio

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Alessia Ramusino torna a fare risuonare le corde della sua terra di adozione, l’Iran, al Teatro di Sant’Agostino l’8 marzo. Un inno contro i crimini verso le donne

Di Leo Cotugno

2016, anno epocale – in negativo – per i crimini commessi ai danni delle donne. Solo quest’anno ne sono state uccise quasi 200 in tutta Italia, oltre 2300 in Europa.

Sconvolgente rimane la vicenda di Melania Rea, ritrovata senza vita nel bosco di Ripe di Civitella, in provincia di Teramo, dopo essere stata assassinata dal marito Salvatore Parolisi. Una storia che ha scosso l’opinione pubblica e il mondo dello spettacolo, spingendolo a fare quadrato e dire basta al fenomeno del femminicidio. Genova, con un avvenimento che unirà spettacolo a riflessione e partecipazione, celebrerà l’atto di condanna agli omicidi e sevizie contro le donne nel giorno per eccellenza loro dedicato, l’8 marzo.

Una manifestazione unica nel suo genere per la nostra città, che sarà patrocinata dal Comune di Genova e che vedrà Alessia Ramusino, apprezzata compositrice e cantante, in prima linea. Un progetto di grande importanza che, nella suggestiva ed affascinante cornice del Teatro di Sant’Agostino, muoverà solo il primo passo verso una presenza costante nella lotta ai soprusi commessi sulle donne.

Il testo di Yallah. La Ramusino, donna analitica e sensibile al sociale, presenta il “Progetto Yallah” con una diversa consapevolezza e maturità, portando alla luce nuovi temi che toccano profondamente. «Dolori e drammi che sono all’ordine del giorno, e che si consumano nell’indifferenza e superficialità» esordisce. «Il femminicidio è un termine entrato tristemente nella quotidianità, perché viene uccisa una donna ogni tre giorni in Italia. Molti sono gli interrogativi che sorgono, ma quasi sempre si evita di analizzare, se si vuole comprendere il fenomeno, il ruolo della donna nella società, il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa e, non ultimo, il ruolo della donna nella società di oggi».

Il testo di Yallah, unione delle parole arabe “Ya Allah” (O Dio) viene usato nei paesi di religione islamica per introdurre al dialogo; Alessia ce lo spiega approfonditamente. «Trattando un tema così duro e agghiacciante, riesce a fare emergere un aspetto che vorrebbe scongiurare il perpetrarsi di questi delitti e soprusi nei confronti delle donne».

Yallah è un inno all’amore che contrasta l’odio più bieco. A tale proposito non possono non risuonare le parole di esortazione dell’omonima canzone di Inna, cantante di origine romena, rivolte ad un gruppo di donne:

Forza ragazze, preparatevi!

La musica viene riprodotta,

e ancora una volta andiamo a fare casino

Stanotte, stanotte, stanotte

Vi porto così in alto

Senti il mio cuore che batte per te?

Sogno ad occhi aperti ragazzo, li rendo veri:

riesci a sentire il mio cuore battere per te?

Andiamo, forza, dai…

Andiamo, dai…

Dove Yallah è quell’esortazione ad andare verso la vita esorcizzando la morte.

Il video. Con Alessia Ramusino, che ha ideato il testo, importante è stata la collaborazione di Barbara Gravelli, romana, per la sceneggiatura, mentre la regia è affidata ai ragazzi di Lucerna Films, Beppe Platania ed Andrea La Rosa. Il video, interamente girato all’interno del Chiostro di Sant’Agostino, è il vero culmine del progetto. «In esso la donna è vista come colei che vive e muore per un ideale di altissima valenza morale» spiega la Ramusino «e che, pagando con la propria vita il prezzo della lotta al prevaricare dell’uomo oggettivatore e feroce padrone senza scrupoli, continuerà ad apparire e ballare nei peggiori incubi del suo carnefice».

Appare anche la figura della statua di Giovanni Battista De Albertis, recante l’iscrizione “Idilla morì con un canto”. Idilla, vissuta nel quinto secolo avanti Cristo, non ha lasciato testimonianze attendibili, a parte la sua orrenda fine: seviziata e poi decapitata dal consorte, su cui mai si seppe se condannato o meno per il delitto commesso. A riportare alla luce questa storia è stato uno studio condotto da Anna Pasqualini, docente di antichità romane per oltre 40 anni tra l’Università di L’Aquila e quella di Tor Vergata. Analizzando l’enorme quantità di epigrafi latine – quasi 180mila in tutto il territorio in cui si estendeva l’Impero Romano – l’archeologa ha ricostruito una serie di casi di femminicidio nell’Antica Roma.

Idilla fu uno di questi. Spesso la sua vicenda è stata sovrapposta a quella della vergine Giulia Maiana, “donna specchiatissima uccisa dalla mano di un marito crudelissimo”, e affiancata alla morte violenta di Annia Regilla, moglie del retore Erode Attico, fatta picchiare e fustigare a morte dal proprio liberto Alcimedonte per mancanze gravi nei confronti del marito.

Rispetto e amore.  Il video di Yallah viene realizzato all’interno di uno dei contesti più affascinanti e suggestivi di Genova: l’area di Sant’Agostino, dominante i famosi caruggi di Via San Donato, Via di San Bernardo, Via di Ravecca; e che comprende Museo, chiesa romanica (una delle più belle d’Italia), il Campanile ed il Teatro di Sant’Agostino, sede del Teatro della Tosse.

«Il sindaco di Genova Marco Doria ha messo a disposizione l’intera area in una data fondamentale della storia della donna qual è l’8 marzo» precisa Alessia Ramusino «unendo con mirabile armonia il rilievo alla ricchezza artistica della città agli ideali sociali. All’interno di Yallah una scena carica di emotività, quella in cui da ogni angolo del museo escono decine di donne che si uniscono in una sorta di marcia verso la videocamera, pronunciando tutte assieme contemporaneamente la frase della canzone “Respect and Love”, Rispetta ed Ama, accompagnandoli con i gesti dell’hashtag e del cuore».

Questo è un progetto di Giorgio Tani, produttore di eccezionale sensibilità recentemente scomparso. La produzione artistica è del maestro Beppe Lombardi e della stessa Alessia Ramusino, che è anche arrangiatore della musica. La realizzazione è stata effettuata nello Studio Engineering di Gian Luca Polizzi.

La negazione della violenza. A margine dell’evento, il ritorno al sacrificio di Idilla, uccisa dalla brutalità di un uomo che per anni nascose questo misfatto. «La negazione della violenza, anche se si manifesta con caratteri spesso apertamente ideologici o in base a strumentalizzazioni e suggestioni, è parte integrante della psicologia individuale» ha dichiarato nel 2015 il sociologo Marcello Flores, studioso del diritto umano. «La donna psicologicamente è spesso per l’uomo una minaccia cognitiva, cui si risponde non con il confronto ma con una visione del mondo in cui tutto è nemico. Il più grave delitto è quello di giustificare il femminicidio, affermando di avere agito per difesa, reazione, paura e per la propria sicurezza, considerandosi in questo modo la vera vittima. Più di quelle che lo sono davvero, oltre duemila negli ultimi due anni in tutto il mondo».

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