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Gli Effetto Primacy e la cultura del «Mi piace»

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«Non abbiamo mai una seconda occasione per fare buona impressione e l’ordine con il quale incontriamo le cose ha un effetto»: è questo ciò che si definisce “effetto primacy”, il nome della band rock spezzina pronta proprio in questi giorni al lancio del suo primo singolo, «Mi piace», ma già con importanti riconoscimenti alle spalle. Noaa (alias Jacopo Vecchietti Bettinotti, voce), Staccata (Gaetano Sagliocco, chitarra/voce), Aku (Gianluca Cefaliello, chitarra/voce), Mug (Emiliano Bagnato, chitarra/synth), Simon (Simone Foschi, basso) e Davi (Davide Casalini, batteria) sono infatti i sei membri degli Effetto Primacy, che si sono aggiudicati nel 2015, con «Urla», il premio della critica nella XI° edizione di “Musica Controcorrente”, il concorso dedicato alla canzone d’autore della scuola per autori di Mogol, il Centro Europeo Toscolano-C.E.T. Un successo arrivato proprio di fronte al grande paroliere, con una giuria composta dal cantautore Giuseppe Anastasi (autore di alcuni dei più noti successi di Arisa, tra cui quella “Controvento” che ha vinto Sanremo 2014), Giuseppe Barbera (pianista, arrangiatore e coach di X-Factor), Francesco Morettini e Luca Angelosanti (produttori che hanno firmato successi per Nina Zilli, Emma Marrone e Alessandra Amoroso), Giorgio Tramacere e Leopoldo Lombardi (esperti di diritto d’autore), il maestro Francesco Valente e il direttore artistico della manifestazione, Sergio Garroni. E ora arriva «Mi Piace», il primo singolo ufficiale, nuovo brano dal quale emergono grandi personalità e profonde riflessioni evidenti già al primo ascolto.

«Effetto Primacy», un nome impegnativo: come mai questa scelta?

La psicologia insegna che quando ci vengono presentati una serie di elementi, la normale tendenza è quella di farsi influenzare più facilmente dai primi: sarebbe come dire che la prima impressione è quella che influisce di più, ma è solamente dettata da una sequenza temporale. Oltre questo o c’è una conferma o qualcosa di diverso da quello che ci siamo immaginati.

Una bella sfida, dunque…

Forse sì: tutto oggi è basato sull’apparenza e già la scelta del nome è il raggiungimento della consapevolezza che apparire non basta, come una sorta di provocazione.

Una provocazione così come il vostro primo singolo, a giudicare dal titolo.

Diciamo che il “mi piace” nel mondo virtuale è la più efficace unità di misura nel giudicare, e troppo spesso capita che un sedere abbia più mi piace di una strofa di John Lennon. Non ci sentiamo né intellettuali né filosofi né bacchettoni, e anche noi sappiamo apprezzare, ma ci fa riflettere solo l’atteggiamento che si cela dietro il patologico bisogno di ottenere consensi a tutti i costi, come se fosse una rivincita sulla vita reale. Come una sorta di alter ergo virtuale.

Il brano è caratterizzato da sintetizzatori e chitarre potenti: quali sono le vostre influenze?

Più che influenze ci contaminiamo a vicenda, e il risultato è il frutto dell’ incontro di visioni differenti, ognuna corrispondente ad un membro della band. Un’alchimia di mondi musicali diversi. Dovessimo definire il nostro genere, diremmo «di tutto un pop».

Il singolo è accompagnato da un videoclip dove la protagonista alla fine del brano spara un colpo di pistola: a chi era rivolto?

Di preciso non lo sappiamo: bisognerebbe chiederlo al regista Daniele Ciampi, ma al momento siamo alla ricerca di un nuovo cantante, che nel video c’era! Scherzi a parte, lo sparo rappresenta l’eliminazione dell’esistenza dell’alter ego della protagonista.

Vi siete affacciati al panorama musicale italiano tramite un concorso a livello nazionale come «Musica controcorrente» che esperienza è stata? 

Premesso che noi non crediamo ad un giudizio troppo spesso alterato da interessi che esulano dalla musica vera e propria, è stata un’esperienza positiva. Siamo arrivati alla fase finale che si è svolta al C.E.T. di Mogol dopo aver passato delle selezioni a livello nazionale e vincendo il premio della critica con il brano “Urla” , che sarà il terzo singolo in uscita il prossimo inverno. Come EffettoPrimacy è stato il primo concorso al quale abbiamo partecipato: «one shot, one kill!»

Non esiste una vostra biografia su internet. È una scelta precisa?

Non è importante scrivere quello che abbiamo fatto: le note bastano e siamo in continua metamorfosi, stati d’animo che si vestono ogni giorno con abiti diversi.

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